martedì 15 dicembre 2009

Qui sse sana

Sanitari...ottima puntata di Report, special guest er Ciarra.

Report torna a occuparsi di sanità. I protagonisti però stavolta sono ‘I signori’ della sanità privata accreditata. A gestirla ci sono alcuni capifila della finanza e dell’economia del Paese, come Rocca e De Benedetti, che hanno fiutato l’affare e investito pesantemente in questo settore che è sempre più allettante. Ma non sono certo i soli, con loro ci sono anche Rotelli, Angelucci, Sansavini, Miraglia, Garofalo: imprenditori più o meno noti che hanno fatto della sanità il core business delle loro società.
L’offerta privata accreditata varia da regione a regione, ma per tutte la prima voce di bilancio è proprio la sanità, che muove fino all’80% delle risorse totali. A livello nazionale questo significa 105 miliardi di euro, di cui oltre 20, complessivamente, sono destinati al rimborso di prestazioni e servizi erogati dai privati.
Quella dei privati che fanno sanità pubblica è una rete fitta e multiforme, all’interno della quale spesso si manifesta l’eccellenza. Nelle storie dei grandi protagonisti del settore non mancano le carriere imprenditoriali strabilianti, i colpi di fortuna, gli investimenti coraggiosi, la passione irrefrenabile per l’editoria. Ma, a volte, vista anche la posta messa sul tavolo, emergono anche i rapporti poco trasparenti con la politica e con i diretti concorrenti. A volte il gioco si fa sporco e sul tavolo spuntano truffe e scandali.
L’inchiesta di Alberto Nerazzini attraversa tutto il Paese. Dove anche le inchieste della magistratura che sembrano occuparsi di tutt’altro alla fine finiscono per toccare un nervo scoperto del Paese: quello della sanità.

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Rosy Bindi scrive a "Report"
A seguito dell'inchiesta andata in onda il 6 dicembre, riceviamo la nota che segue, a firma del Vicepresidente della Camera dei Deputati, on. Rosy Bindi

L'inchiesta di Report sui rapporti tra sanita'pubblica e privata, andata in onda domenica 6 dicembre, getta ombre inaccettabili sul mio comportamento di ministro della Sanita' nella vicenda dell'ospedale San Raffaele. Il montaggio di alcune brevi risposte, estrapolate da una mia lunga intervista presenta una lettura incompleta e deformata e lascia intendere che avrei favorito prima don Verze' e poi la famiglia Angelucci mentre non si capisce quale fosse l'interesse pubblico che stavo perseguendo. Per correggere le distorsioni emerse e ristabilire la verita' dei fatti e la correttezza del mio operato vi chiedo quindi di dare conto ai telespettatori delle vostre omissioni con questa mia precisazione.

1. Occorre chiarire che l'obiettivo era dare una nuova sede all'Istituto Tumori di Roma e non acquistare l'ospedale di don Verze' a Roma.
Il Ministero cercava da tempo una nuova e migliore sistemazione per l'Istituto dei Tumori di Roma, allora ospitato nei locali del tutto inadeguati dell'ospedale Regina Elena. L'ospedale creato da don Verze' non decollava sul mercato privato e non prendeva corpo l'intesa tra Ministero dell'Universita', Regione Lazio, Policlinico Umberto I per l'istituzione di una seconda facolta' di medicina alla Sapienza, che avrebbe avuto sede nella struttura di don Verze'. Quando nel '98 la Fondazione Monte Tabor si dichiaro' disponibile a vendere la struttura di Mostacciano, gli IFO (Istituti fisioterapici Ospitalieri) avviarono una trattativa che si concluse dopo diversi mesi, il 26 maggio del '99, con un accordo preliminare di acquisto per 201 miliardi di lire, dopo la valutazione dell'Ute (Ufficio tecnico erariale). Ma don Verze' preferi' cedere l'ospedale, unitamente ad alcuni terreni sulla Via Appia, al gruppo Angelucci per 270 miliardi di lire.

2. Non c'e' alcun mistero nella differenza di prezzo tra l'offerta a don Verze' e quella alla famiglia Angelucci.
La nuova trattativa tra gli Ifo e la Tosinvest inizia d'intesa con la Regione e il Comune di Roma, con l'obiettivo di una generale riorganizzazione dell'offerta sanitaria nella capitale. Si prevedeva di spostare l'Istituto dei tumori al San Raffaele di Mostacciano, mentre l'Ospedale Sant'Andrea, opera incompiuta da trent'anni, sarebbe stato completato per divenire la sede della seconda Facolta' di medicina della Sapienza. La Tosinvest avanzo' una richiesta di 384 miliardi di lire. Il 14 aprile 2000 Ministero, Regione Lazio e Comune di Roma firmano un accordo di programma che, sulla base di una relazione tecnica della societa' Risorse per Roma Spa, incaricata di fornire la valutazione economica, stabilisce in 320 miliardi di lire il prezzo complessivo per l'acquisto dell'ospedale, delle sue pertinenze e delle sue dotazioni strumentali. Per spiegare la differenza di prezzo tra l'offerta a don Verze' nel dicembre '98 e quella alla Tosinvest, e' bene ricordare che nell'aprile del 2000 il complesso ospedaliero era stato ampiamente modificato. In particolare erano state realizzate opere di completamento di aree funzionali gia' rilevate a grezzo nel dicembre '98 e si era provveduto a sostanziali miglioramenti di quelle gia' realizzate: completate 5 camere operatorie e in via di completamento 7 mila mq dell'area delle degenze. Era stato inoltre realizzato lo sbancamento di 60 mila metri cubi di terreno per rendere fruibili tre piani seminterrati, inagibili al momento della prima valutazione. In ogni caso, l'accordo programmatico registrava un'intesa tra istituzioni pubbliche, finalizzata a migliorare la qualita' dell'offerta sanitaria. Non era vincolante dal punto di vista civilistico, in attesa della valutazione sulla congruita' del prezzo - in ogni caso prevista - da parte dell'Ute.
3. Non avrei mai firmato l'accordo stipulato il 13 luglio del 2000 tra la Tosinvest e i nuovi vertici della sanita' e della regione.
Pur avendo concordato un prezzo finale di 315 miliardi di lire, l'accordo prevedeva infatti clausole ben piu' onerose dei 5 miliardi di risparmio vantati all'epoca dalla giunta Storace:

- gli Ifo sono subentrati in tutti i contratti per la gestione della struttura di cui sono titolari ditte riconducibili prevalentemente alla societa' Tosinvest;
- gli Ifo hanno assorbito 266 unita' di personale Tosinvest;
- gli Ifo cedono a una Fondazione della Tosinvest l'uso di una palazzina di circa 1.500 metri quadrati in comodato gratuito per 99 anni.

In questa vicenda ho sempre tutelato l'interesse pubblico e la qualita' del Ssn. Il risultato e' stato quello di creare a Roma un polo oncologico degno di questo nome, che oggi ha sede nell'ospedale di Mostacciano, e di completare l'ospedale Sant'Andrea che ora funziona come seconda Facolta' di medicina della Sapienza.

Rosy Bindi


- Non abbiamo mai lasciato intendere che la Bindi abbia favorito Don Verze' e Angelucci, anzi.
- Che l'obiettivo del ministero fosse trovare una sede adeguata all'Istituto del tumori Regina Elena lo abbiamo detto chiaramente (Lo dice l'autore fuori campo e lo ribadisce l'On. Bindi nell'intervista)
- Che i prezzi uscissero da valutazioni e' altrettanto chiaro (e secondario)
- Che l'On. Rosy Bindi non abbia firmato l'accordo del 13 luglio 2000 lo abbiamo detto in maniera molto piu' chiara di quanto faccia lei stessa nella nota, ricordando l'avvicendamento dei protagonisti politici, spiegando che l'affare per gli Angelucci e' l'inserimento di clausole e controclausole, ribadendo che a concludere la trattativa furono Storace e Veronesi
- A domanda precisa ("Li avrebbe mai tirati fuori quei 320 miliardi?") la Bindi risponde: "Penso di no! direi proprio di no!", avrebbe dovuto dire cio' che scrive oggi, ovvero che nell'accordo del 14 aprile del 2000 si stabiliva opportuno il prezzo di vendita: 320 miliardi di lire

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